martedì 21 aprile 2009

L'INGRATO - Recensione

a cura di Girorgio Sannino

Non so che dire. Ho letto L'ingrato tutto d'un fiato. O meglio in due fiati, un pomeriggio e la mattina dopo. Sapevo che il libro mi avrebbe parlato d'anima, perché ho avuto modo di intuire il genere di scrittura cui stavo per accingermi. Ma che questo piccolo libro potesse superare le mie aspettative fino a questo punto, proprio... Ci sono immagini talmente vivide da chiedere di essere masticate e rimasticate più volte, come succede di rado. "Sulla tela del Calamaio era comparsa una Chiaretta di pochi anni. La stessa dei tempi della scuola. Nuda. Seduta nella nicchia dei vicoli, però, in quella penombra. Si abbracciava le ginocchia, da in mezzo alle caviglie mostrava le giovani nudità a fatica schiuse in un sorriso verticale, dal quale versavano stille giallastre d'urina sulla neve". Voglio dire: non è letteratura, non solo, questo libro potrebbe essere un dipinto. Questo Naspini dipinge con le parole: "Una strisciolina di sangue si era rappresa all'angolo della bocca. Nel piangere aveva perso il trucco per la faccia, per via di quel suo modo di tirarsi i capelli indietro se lo era sparso dappertutto con le mani. E piangeva. Tossiva. Piangeva...". Posso sbagliarmi, ma trovo che quella di Naspini sia una scrittura splendida. E rara. Leggendo L'ingrato mi sono venuti in mente altri due romanzi esordienti a mio parere ugualmente meritevoli e che insieme a L'ingrato consiglierei a chiunque. Il primo è "Lo stato delle anime" di Giorgio Todde, Il Maestrale. Il secondo "Il quaderno delle voci rubate" di Remo Bassini, La Sesia. Tutti e tre i romanzi si snodano all'interno di un piccolo paesino di provincia. Attorno a pochi personaggi chiave caratterizzati con assoluta maestria. E padronanza. Esperienze immense quelle di scoprire opere prime come queste. Di cui sarò sempre grato agli autori, pur non conoscendoli di persona, ma chissà... Inutile dire che dopo "L'ingrato" mi è venuta una gran voglia di approfondire la conoscenza di Lautrec. E che il romanzo ha trovato senza indugio posto nel mio scaffale dedicato ai "preferiti".

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