lunedì 6 aprile 2009

I SASSI - Recensione


::16.12.2007 - a cura di Francesca Lenzi

UN ROMANZO "CINEMATOGRAFICO". Ho avuto, sin dalla prima pagina, la netta sensazione di essere perfettamente in grado di trovare una corrispondenza visiva a ciò che stavo leggendo. L’opera di Sacha Naspini possiede due caratteristiche che hanno il dono di essere pregi rari, ma preziosi per un qualsiasi prodotto letterario, perfino necessari per una storia noir come quella narrata ne I sassi, sullo sfondo di una Praga, teatro di destini crudeli e beffardi, che legano vite travolte dalla passione e dall’odio, costrette in rimpianti e vendette. L’autore ordisce un intreccio di accattivante fascino, suscitando curiosità nel lettore, coinvolto in un gioco di situazioni ed eventi, disposti, sapientemente, in un groviglio di accadimenti inizialmente di difficile interpretazione e in un secondo tempo dotati di giustificazione logica, emessa naturalmente dall’imprevedibile soluzione allestita che, ovviamente, non intendo qui svelare. Inoltre, riprendendo il concetto già espresso in precedenza, mi preme sottolineare la capacità de I sassi di rendere concretamente rappresentabile l’allestimento ambientale, comprensivo delle figure che vi recitano. Il lettore non incontra alcun ostacolo nel momento in cui cerca di immaginare un determinato luogo, o quando tenta di dare un volto a un personaggio; ogni singolo elemento è magicamente raffigurabile, in un tattile procedimento di ricostruzione del quadro generale. In questo senso il libro di Naspini ha più di un respiro che tende al “cinematografico”, cogliendo in esso, appunto, le attitudini verso l’istintivo processo visivo, senza privarsi, in ogni caso, di un’emozionale e felice dimensione letteraria, riconoscibile laddove l’azione si sospende per dare spazio al pensiero, ai sentimenti, ai silenzi che solo le pagine scritte possono raccontare.

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