Io sono un appassionato di romanzi dell' orrore. Il mio problema è che non se ne trovano più. Vedete, a me piace l' orrore viscerale, quello che non si ferma a borghesissime estetiche granguignolesche alla Clive Barker o rarefatte, eteree inquietudini interiori alla Stephen King in pensione. A me piace l'orrore della realtà quotidiana, quello per cui non c'è bisogno di alcuna "sospensione dell'incredulità" ma solo di uno stomaco forte e possibilmente vuoto.
Ecco perché per me, orfano di un capolavoro come "La lunga marcia", questo romanzo di Sacha è una botta di vita. Finalmente situazioni e ambientazioni a cui posso credere, finalmente dei personaggi assolutamente normali eppure così... Forti. Vivi. E in più, l' autore non prova il trucco ruffiano dell' immedesimazione col protagonista, anzi. Non ti chiede mai di odiarlo, disprezzarlo, giustificarlo o capirlo, si limita a *raccontarlo*, per dio.
Ho mangiato il romanzo in 2 ore scarse, appena tornato dal lavoro, e ho ancora fame. Nonostante "I Cariolanti" la fame la tolga, eccome. Sacha non si risparmia nulla. NULLA. Eppure niente è gratuito (vedi l'(omo-)sesso ostentato di Barker) o fine a sé stesso, niente sembra fuori posto. È un libro che ti attira nella trappola con un inizio quasi intimista, con i ricordi di un bambino. E poi, senza che tu riesca a fermarti, scivoli inesorabilmente dentro la buca dei Cariolanti.
E a quel punto, hai voglia a implorare la Madonnaccia.
King dovrebbe leggere questo libro. Forse gli tornerebbe a mente come si faceva a spaventare un fedele lettore.
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