mercoledì 4 novembre 2009

I CARIOLANTI - Recensione a cura di Giovanni Silletti per PERIODICO ITALIANO


“I Cariolanti” di Sacha Naspini. Storia di follia e decadenza.

I Cariolanti
Autore: Sacha Naspini
Elliot Edizioni- pp.gg. 158 – euro 16,00

«Se non mangio tutto poi arrivano i Cariolanti. Quando li sogno sono in due, un uomo e una donna vestiti male, scavati fino all’osso e con tutti i capelli appiccicati sulla faccia.»

Inizia con queste parole all’insegna del disagio sociale e della decadenza dell’animo umano, l’ultimo romanzo “I Cariolanti“, di Sacha Naspini, pubblicato dalla Elliot Edizioni nella collana Heroes, uscito questo mese in tutte le librerie italiane.
Se nel leggere il resto de “I Cariolanti”, la storia non si dipanasse verso quelle sfumature macabre e paradossali, a cui l’autore ci ha ormai abituati, sembrerebbe di scorgere, nella frase iniziale del suo libro, una velata similitudine coi versi del manifesto decadentista del sonetto “Languore” di Paul Verlain, che ne 1883 recitava riferendosi alla propria persona: « Io sono l’Impero alla fine della decadenza, che guarda passare i grandi Barbari bianchi componendo acrostici indolenti dove danza il languore del sole in uno stile d’oro.» Ma qui non si parla di poesia, né di versi furenti impugnati ai limiti di un’opposizione quasi passiva nei confronti di un malessere sociale ed esistenziale.
Ne “I cariolanti” la rabbia e l’inadeguatezza sociale sono espressioni di violenza delirante, agìta e risvegliata da pulsioni primordiali e dall’istinto di sopravvivenza, una resa dei conti finale e distruttiva con quella parte subcoscente che lo psicanalista Jung chiamava “l’Ombra”.
Il romanzo è ambientato in Toscana nel 1918 verso la fine del primo conflitto mondiale. Un ragazzo di nove anni, Bastiano, vive nascosto con i propri genitori in un buco scavato nel bosco, per sfuggire alla guerra. Per poter saziare i morsi della fame senza uscire allo scoperto, i componenti della famiglia costruiscono sul soffitto una rudimentale trappola per animali, graffiano il terreno alla ricerca di lombrichi, e addirittura arrivano a cibarsi della gamba infetta della donna. Trascorsi parecchi anni, Bastiano, conosce una ragazza di nome Sara, di cui si innamora. All’inizio le cose, sembrano andare bene tra i due, nonostante la fame e gli stenti, ma quando lei si sottrae alle avance del giovane, questi accidentalmente la uccide, e la dà in pasto ai cani. Quando una decina d’anni dopo prenderà parte alla seconda guerra mondiale, Bastiano è un uomo ormai in preda al delirio più sfrenato. Totalmemte soggiogato, ora dalla fame, ora dall’istinto di sopravvivenza, continuerà a uccidere e a redimersi, intrappolato in un’assurda altalena di delitti e afflizioni, in cerca di sé stesso e di redenzione finale.

Scrittore toscano, finalista al premio internazionale Massimo Troisi nel 2004 con il racconto “Marito mio!”, Naspini è autore di romanzi noir, horror e contemporanei, in cui compare prepotentemente il grido di sofferenza psicologica e umana di individui costretti a vivere ai margini della società, eroi “borderland” di un mondo che vive all’ombra del pregiudizio e della grettezza d’animo, come trapela chiaramente nel suo bellissimo romanzo “L’ingrato”, uscito nel 2006.

Giovanni Silletti
PERIODICO ITALIANO: http://tragliscaffali.peri

Per maggiori dettagli, consultare il sito dell’autore al seguente link:
http://www.sachanaspini.eu

Nessun commento:

Posta un commento