mercoledì 20 maggio 2009

NEVER ALONE - Recensione

a cura di Marina Monego
NASPINI SACHA – NEVER ALONE

“Per tutti questi anni ho sempre pensato a cosa succede quando un ragazzo diventa un uomo. Nella mia testa immaginavo una cosa che si modifica lentamente, giorno dopo giorno. Invece non è così: si può cambiare in un momento, basta un attimo. O sei colpi di pistola.” (p.71)

Ruben e Art: due ragazzini, amici inseparabili da sempre, quasi due facce di una stessa medaglia.
Ruben è rosso di capelli, l’aspetto da tontolone, ha un carattere più debole, è pauroso, disadattato, passa ore a casa di Art a guardare e riguardare i disegni dell’amico, i ritratti che gli ha fatto.
Art sembra essere il leader tra i due, è più astuto e sa dissimulare e sa mentire, ma è anche lui vittima del bullismo che regna nella scuola.
Siamo a Brighton, ma potremmo essere in qualunque altra città dal tessuto sociale degradato, dove nulla conta se non la legge del più forte.
I due ragazzi vivono un rapporto molto esclusivo, chiuso, di reciproca dipendenza e non alieno da forme di gelosia.
Non hanno figure di riferimento: né genitori, distratti o corrotti, né insegnanti, scialbi e insignificanti, né la noiosa psicologa dalla quale Ruben si reca.
Sono soli.
Art e Ruben sono due ragazzini già avviati sulla via del teppismo. Vittime dei bulli della scuola, sfogano le loro frustrazioni su chi è più debole di loro (il gatto dell’anziano vicino di casa ad esempio) e pensano a farla franca, privi di discernimento tra bene e male.
Un giorno Art s’impossessa della pistola del padre e…..le cose sono destinate a cambiare.
Sparare è liberatorio, sparare è bello, sparare fa sentire adulti e potenti.
“…quella pistola può aiutarmi a farmi vedere chi sono veramente, ecco” (p.68) dice Ruben. E Art: “Al pensiero di dare la pistola di mio padre al mio amico mi coglie qualcosa, come se dovessi separarmi da un pezzo d’anima, rischio di tornare quello di prima e la cosa non mi piace affatto”. (p.68)
Crescere in una realtà sociale disgregata e violenta significa, per i due amici, avere potere sugli altri, incutere timore, decidere della vita e della morte.
La figura di riferimento in questo caso diventa la pistola, oggetto magico, feticcio dal fascino ineludibile.
La trama, che non è lecito svelare, avrà risvolti inaspettati, ma sarà sempre avvincente, tanto che risulta difficile staccarsi dal libro.
Né noir in senso stretto, né analisi sociologica – la realtà urbana è delineata con rapide pennellate – “Never Alone” ha il pregio indiscutibile di esser scritto bene, in uno stile nitido e pulito.
Il romanzo è costruito a capitoli nei quali s’alternano i punti di vista di Art e di Ruben, come se una telecamera inquadrasse nel dettaglio ora l’uno ora l’altro e il risultato è di vivacità e di completezza.
I dialoghi occupano il giusto spazio senza eccedere e soprattutto, pur collocandosi in un contesto così degradato, non scendono mai nel turpiloquio.
Naspini sa scrivere e sa proporre lo stesso il senso del rapporto tra Art e Ruben, le loro discussioni, i loro ragionamenti di ragazzini abituati alla sopraffazione e alla violenza, legati indissolubilmente in una spirale distruttiva.
Marina Monego
per http://www.lankelot.eu/index.php/2009/05/19/naspini-sacha-never-alone/

lunedì 18 maggio 2009

NEVER ALONE - Recensione


NEVER ALONE
di Sacha Naspini

a cura di Miriam Ravasio

IO, dio minuscolo e trino solo per il suo tempo, passato presente e futuro, ha padre e madre: Holden l’incerto e Zazie l’insolente, urbanizzati costruttori del XX secolo. Never Alone nasce così, struttura insolita, inaspettata creatura involontaria, assoluta, determinata e poeticamente grottesca. Una grandiosa costruzione circolare caduta, quasi per dispetto nella piazza dei miracoli della letteratura italiana.“Con la mente costruisco una bolla intorno a noi” solida come un battistero, abbastanza ampia per comprendere i sempre meno oscuri e sempre più numerosi oggetti del desiderio. E virtuale come il nostro quotidiano.Un fumetto (e se lo diventasse veramente sarebbe meraviglioso) senza illustrazioni, racconta la storia di IO e dei suoi tormentati giorni, spesi fra paura e voglia di crescere: Ruben e Art. Ogni avvenimento è annunciato, come in un trailer, sul Bus del signor Mills; Caronte metropolitano che scorta gli ignari protagonisti agli sviluppi e agli esiti che il breve viaggio fa solo intravedere o immaginare, i fatti si svolgono a scuola. La resa fra gli universi mondi chiusi nei giochi o davanti ad una consolle, avviene nei tempi liberi degli intervalli e della mensa, dove e quando il potere democratico si offre ad ognuno per la forza che ha. Pur nella tensione e nella drammaticità del racconto, il cinismo è assente, nei Tre non c’è cupezza. IO, Ruben e Art non oscillano fra il bene e il male, somari e ignoranti della differenza, il loro è un dondolio da filastrocca “cosa succede quando un ragazzo diventa uomo”?IO non è come Patrik L’allievo di Zimmermann, prima vittima e poi mostro consapevole e crudele, ma espressione lovely di un io narrante che con esplosioni di tenerezza (pubblicitaria) chiude, di volta in volta, i tormenti del suo essere soggetto debole. Un po’ Nando, il “ciuccione indifferente” e fratello di Mafalda e un po’ Matteo, l’innamoratissimo bambino di Amore mio infinito, IO, il protagonista soccomberà agli oggetti, al loro imponderabile valore, di cui non riconosce la potenza.“Superman non può avvicinarsi alla criptonite. Ok, ma pensa se fosse al contrario: Superman si avvicina alla criptonite e le sue forze si moltiplicano a dismisura! Immagina Superman che all’improvviso diventa un Super-Superman, o qualcosa del genere. Capisci che cosa voglio dire?”La scrittura di Naspini è a tratto continuo, un segno nitido e sicuro, si legge con facilità ed emozione ma attenzione, Never Alone non è un libro facile, non ci sono solo parole che raccontano una storia noir, è altro: un esempio di letteratura che parlando del presente non cede a sociologia e psicologia, discipline preposte ad altri ambiti. “Art pensa che sono un ritardato, lo so che lo pensa. Art pensa che tra noi due è lui il Capo, quello che ha sale in zucca e tutto il resto. Ma se si allontana da me Art non è niente, un Capo esiste quando c’è qualcuno da comandare a bacchetta. Art sarà anche intelligente e tutto quel che vuole, ma questa cosa non l’ha ancora capita. Io gli voglio bene e non gliela dico. Non mi costa niente fargli credere che comanda lui.”A chi l’ultima parola? Fate “bolla” e degustate con lentezza.

Miriam Ravasio

giovedì 7 maggio 2009

NEVER ALONE - Recensione


A cura di Massimo Padua
Fonte: http://losguardonascosto.blogspot.com/

Qualche anno fa mi è capitato di leggere il primo romanzo di Sacha Naspini, il bellissimo “L’ingrato”, pubblicato da una piccolissima casa editrice toscana. Sono rimasto incantato dalla sua scrittura così elegante e fluida, così misurata e allo stesso tempo capace di far esplodere i sentimenti e di coinvolgere il lettore in questo suo gioco. Lo stile ricordava le migliori opere del Novecento italiano. Ricordo che, nel leggere, pensavo che Sacha Naspini fosse un uomo di età avanzata, eppure la quarta di copertina diceva che era nato nel ’76.Poco dopo, ho acquistato il suo secondo romanzo che si intitola “I sassi”. Beh, mi sono ritrovato a sfogliare un noir sapientemente scritto, una storia costruita alla perfezione, in un crescendo di tensione. Lo stile, questa volta, era molto più veloce, asciutto, le parole taglienti, i personaggi sembravano usciti da un film di Tarantino in stato di grazia. E mi sono chiesto se non mi fossi sbagliato, se si trattasse davvero dello stesso autore. Due storie e due stili così lontani che rivelavano la stessa mano solo per la capacità linguistica e la confidenza con la scrittura.Poi ho letto altri suoi racconti su antologie varie, e ogni volta Sacha Naspini mi sorprendeva perché non era mai uguale a se stesso.Poi è stata la volta di “Diario di un serial killer”, uno strano romanzo uscito per il circuito delle edicole. Insomma, una sorpresa continua e la conferma di avere a che fare con un autore maturo, consapevole e completo.Nel corso del tempo, ci siamo contattati e conosciuti e ho scoperto che Sacha Naspini è anche una persona molto umile e simpatica, a differenza di tanti altri autori.Per questo, avere tra le mani questo suo nuovo lavoro, “Never Alone”, pubblicato dalla nuova casa editrice Voras edizioni, è non solo un piacere ma anche motivo di orgoglio, per me.Quando Sacha ha mandato il manoscritto ancora inedito, ha detto che si trattava di una bozza della quale non era soddisfatto e si è subito dichiarato disponibile a riscriverlo, a cambiare delle parti, a completarlo. Io, mentre lo leggevo, pensavo: ma questo è matto! Ha scritto una cosa bellissima, intrigante, una gioia per gli occhi e, tuttavia, non se ne rende conto! Da lì all’innamorarmi di questo autore, il passo è stato veloce.Il romanzo Never Alone tratta con lucido distacco il tema del bullismo, ma lo fa in maniera sottile e alienata, con una semplicità disarmante. La storia è incentrata sul rapporto quasi morboso tra due ragazzini coetanei, Art e Ruben, che, in qualche modo, rappresentano due facce della stessa medaglia. I loro caratteri sono opposti e complementari e il loro legame sembra far bene a tutti e due. Art è decisamente quello più sicuro di sé, quello che non teme nulla o, se lo fa, non lo lascia trasparire. Ruben è più timido, quasi succube delle angherie degli altri compagni.Il loro legame sembra proseguire senza grandi problemi, fino a che non arriva Edith, una ragazzina di cui Art si innamora. Da qui nascono gelosie e la figura della ragazzina fa scaturire un lato insospettabile del carattere di Ruben. Ma il peggio arriva quando, un giorno, spunta una pistola che diventerà la protagonista del racconto, quasi il collante tra le due personalità che tendono ad allontanarsi. La narrazione si sviluppa in modo naturale, fluida e la tensione non cala mai, non cede fino all’ultima pagina, rivelando le crepe che minano non solo i due protagonisti, ma in fondo anche le basi della nostra società. Descrivere in qualche modo la fragilità sociale attraverso gli occhi di due ragazzini è stata una scelta molto felice che si è concretizzata in questo bel libro in cui le voci dei due ragazzini si alternano fornendo un quadro completo e quanto mai inquietante di ciò che si sta svolgendo.Non mancano i colpi di scena e i dubbi trovano risposta soltanto nel finale. Insomma, non posso fare a meno di consigliarne la lettura: non ve ne pentirete!