lunedì 18 maggio 2009

NEVER ALONE - Recensione


NEVER ALONE
di Sacha Naspini

a cura di Miriam Ravasio

IO, dio minuscolo e trino solo per il suo tempo, passato presente e futuro, ha padre e madre: Holden l’incerto e Zazie l’insolente, urbanizzati costruttori del XX secolo. Never Alone nasce così, struttura insolita, inaspettata creatura involontaria, assoluta, determinata e poeticamente grottesca. Una grandiosa costruzione circolare caduta, quasi per dispetto nella piazza dei miracoli della letteratura italiana.“Con la mente costruisco una bolla intorno a noi” solida come un battistero, abbastanza ampia per comprendere i sempre meno oscuri e sempre più numerosi oggetti del desiderio. E virtuale come il nostro quotidiano.Un fumetto (e se lo diventasse veramente sarebbe meraviglioso) senza illustrazioni, racconta la storia di IO e dei suoi tormentati giorni, spesi fra paura e voglia di crescere: Ruben e Art. Ogni avvenimento è annunciato, come in un trailer, sul Bus del signor Mills; Caronte metropolitano che scorta gli ignari protagonisti agli sviluppi e agli esiti che il breve viaggio fa solo intravedere o immaginare, i fatti si svolgono a scuola. La resa fra gli universi mondi chiusi nei giochi o davanti ad una consolle, avviene nei tempi liberi degli intervalli e della mensa, dove e quando il potere democratico si offre ad ognuno per la forza che ha. Pur nella tensione e nella drammaticità del racconto, il cinismo è assente, nei Tre non c’è cupezza. IO, Ruben e Art non oscillano fra il bene e il male, somari e ignoranti della differenza, il loro è un dondolio da filastrocca “cosa succede quando un ragazzo diventa uomo”?IO non è come Patrik L’allievo di Zimmermann, prima vittima e poi mostro consapevole e crudele, ma espressione lovely di un io narrante che con esplosioni di tenerezza (pubblicitaria) chiude, di volta in volta, i tormenti del suo essere soggetto debole. Un po’ Nando, il “ciuccione indifferente” e fratello di Mafalda e un po’ Matteo, l’innamoratissimo bambino di Amore mio infinito, IO, il protagonista soccomberà agli oggetti, al loro imponderabile valore, di cui non riconosce la potenza.“Superman non può avvicinarsi alla criptonite. Ok, ma pensa se fosse al contrario: Superman si avvicina alla criptonite e le sue forze si moltiplicano a dismisura! Immagina Superman che all’improvviso diventa un Super-Superman, o qualcosa del genere. Capisci che cosa voglio dire?”La scrittura di Naspini è a tratto continuo, un segno nitido e sicuro, si legge con facilità ed emozione ma attenzione, Never Alone non è un libro facile, non ci sono solo parole che raccontano una storia noir, è altro: un esempio di letteratura che parlando del presente non cede a sociologia e psicologia, discipline preposte ad altri ambiti. “Art pensa che sono un ritardato, lo so che lo pensa. Art pensa che tra noi due è lui il Capo, quello che ha sale in zucca e tutto il resto. Ma se si allontana da me Art non è niente, un Capo esiste quando c’è qualcuno da comandare a bacchetta. Art sarà anche intelligente e tutto quel che vuole, ma questa cosa non l’ha ancora capita. Io gli voglio bene e non gliela dico. Non mi costa niente fargli credere che comanda lui.”A chi l’ultima parola? Fate “bolla” e degustate con lentezza.

Miriam Ravasio

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